La legge di Maria Luigia del 1829

A cura di:
Lorenza Bisbano
Federica Mordonini

Percorrendo il crinale che parte dalla Foce dei Tre Confini per arrivare alla sella detta di Branciola e che attualmente separa la provincia di Parma dalla Lunigiana, è possibile incontrare una serie di antichi termini di confine tutti in pietra “forte resistente all’interperie dell’aria” e tutti datati 1828. Si tratta dei 123 Termini citati nella cosiddetta “legge di Maria Luigia del 1829”, meticolosamente normati ed originariamente apposti con la considerevole funzione di segnalare con precisione il confine tra il Ducato di Parma ed il Granducato di Toscana.

La “Raccolta delle Leggi per gli Stati di Parma, Piacenza e Guastalla”, dell’anno 1829, semestre I, Tomo Unico conserva il “processo verbale dell’apposizione dei termini di confine sulla linea dell’Appennino tra il Ducato di Parma ed il Granducato di Toscana”, redatto in data 14 ottobre 1828 a seguito della Convenzione stipulata in Firenze il 27 novembre 1824 e del successivo atto addizionale del 3 settembre 1827. L’atto finale fu successivamente pubblicato ed inserito nella raccolta delle leggi il 17 gennaio 1829.

La raccolta di leggi conserva una serie di scrupolose indicazioni per il posizionamento dei cippi con lo scopo di poter riconoscere il punto di ubicazione del termine di confine anche in caso di totale deperimento dello stesso. Alla base del fosso che doveva accogliere la pietra squadrata era previsto il deposito di una quantità di carbone, inoltre le due parti di un mattone spezzato a metà venivano interrati alla distanza di un metro dal centro del termine di confine, un pezzo del mattone nella direzione antecedente e l’altro nella direzione conseguente al cippo di riferimento.

Nella legge del 1829 sono inoltre descritte le facce che caratterizzano i cippi di confine:

  • sulle due facce maggiori della grande pietra sono incisi i loghi dei rispettivi ducati: “In ciascuno di essi Termini è scolpito sulle faccie che guardano i rispettivi Stati lo Scudo con Corona sopra in rilievo colla lettera iniziale T dalla parte di Toscana colla parola Parma dall’opposta parte”;
  • Sulle facce minori è inciso l’anno in cui il cippo è stato posato ed il numero d’ordine: “nelle faccie laterali poi, a destra, guardando lo Stemma del Ducato di Parma, è inciso il numero d’ordine arabo; e da sinistra l’anno 1828 parimenti in numeri arabi”;
  • Sulla testa arcuata della pietra è tracciata una linea direzionata verso il successivo cippo: “sulla loro testa, o sommità si vedono tracciate le linee direttrici del confine, le quali formano in sostanza l’angolo del poligono che non è stato generalmente preso, poiché non ha rapporto che a breve distanza cambiando la direzione del Confine stesso per lo più a pochi passi”.

Bibliografia

Raccolta delle Leggi per gli Stati di Parma, Piacenza e Guastalla, dell’anno 1829, Semestre I, Tomo Unico;

 E. Guzzoni “I cippi di confine di Maria Luigia”. Il Rifugio Mariotti al Lago Santo Parmense. A cura di A. Greci, 2019, CAI Parma.

Nelle prossime pagine pubblichiamo un rilievo fotografico dei termini di confine dal n. 1 (Colla di M. Gottero) al n. 80 (P.sso della Cisa), con descrizione dei termini giurisdizionali tratta dalla legge del 1829. Si tratta di una ricerca meritevolmente realizzata sul campo da Bruno e Barbara Ostacchini di Valdena e che ringraziamo per averci messo a disposizione questo prezioso materiale.
I successivi saranno oggetto di una ulteriore campagna di rilevamento.