La maestà settecentesca in marmo bianco apuano misura 27 x 36,5 cm ed è incastonata entro un pilastrino in arenaria decorato a zigrino. Il pilastro è sormontato da un coronamento a forma di pulvino rovesciato modanato a sua volta completato da una cuspide posticcia a forma vagamente piramidale.
All’interno del marmo, entro un ambiente architettonicamente definito, si svolge la scena dell’Annunciazione. L’ambiente è formato da una colonna con basamento squadrato che regge un arco e da un inginocchiatoio sopra al quale è genuflessa la Madonna che, con le braccia umilmente incrociate sul seno, riceve la Notizia dall’Arcangelo Gabriele. L’Angelo compare in cielo sopra ad una serie di nuvole nell’atto di indicare la colomba rappresentante lo Spirito Santo i cui raggi piovono in direzione della Vergine.
In corrispondenza del bordo inferiore della formella è presente l’iscrizione “F.F. 1714 … M.R.”.
Nonostante un lavoro di pulizia della maestà avvenuto nell’ultimo decennio che aveva, per un periodo, portato benefici al marmo, la formella si presenta nuovamente coperto da licheni, soprattutto le parti in maggior rilievo ovvero in corrispondenza della rappresentazione della Vergine e dell’Arcangelo Gabriele. La formella si presenta inoltre erosa e lacunosa in più punti. Due grandi fratture interessano la parte bassa della maestà e anche il pilastrino in arenaria è interessato da attacchi biologici.
Testo di Anna Mavilla in scheda ICCD n. 8/0015880, a. 2006 :
“Nella formella a rilievo, il più popolare dei misteri del Rosario è rappresentato con notevole efficacia: Maria, genuflessa su un inginocchiatoio con le mani incrociate sul petto in segno di umiltà, riceve l’annunzio dall’Arcangelo Gabriele emergente da nubi e proteso ad indicare con la sinistra la colomba dello Spirito Santo, i cui raggi piovono in fitte solcature parallele sulla Vergine inginocchiata. La scena del sacro incontro è presentata all’interno di un ambiente architettonicamente definito da un arco a sesto pieno insistente su una colonna a fusto liscio.
La formella è innestata entro un tabernacolo monolitico in arenaria decorato a fitto zigrino, con coronamento a foggia di pulvino rovesciato, riccamente modanato, con rustica cuspide sommitale. Il precario stato di conservazione rende problematica qualunque considerazione stilistica, sebbene risulti ancora possibile osservare che l’anonimo maestro scolpisce con duttilità e tecnica scaltrita, come rivela il sapiente alternarsi di un modellato ben rilevato e mosso (nelle figure) e dello stiacciato (nei dettagli scenografici). Inoltre, il particolare architettonico della colonna su cui insiste l’arco a pieno sesto che occupa il fondo della scena, consente di collegare la formella in oggetto ad una maestà settecentesca del territorio di Bagnone, in Lunigiana, e di riferire perciò entrambe alle medesime maestranze, data la vicinanaza territoriale e i ben consolidati collegamenti viari. Spezzata in due frammenti da una profonda frattura trasversale; perduti l’angolo inferiore sinistro e il volto dell’angelo; parzialmente deleto il viso della Vergine”.
Bibliografia:
Anna Mavilla, Le Maestà dell’alta Val Parma e Cedra, Ravenna, Longo, 1996, p. 108.
La maestà si trova nell’area di passaggio di una delle Vie Storiche dell’Emilia-Romagna, la Via di Linari, che collega la città di Fidenza all’abazia di Linari nei pressi del Lagastrello, sulle orme degli antichi pellegrini. Parallela alla Via Francigena, la Via di Linari si congiunge con diversi cammini in zona di crinale che proseguono verso Pontremoli, Lucca, Roma.
Informazioni aggiuntive
Classe tipologica | |
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Tipologia Beni storici | |
S. Tipologia | |
Iconografia | |
Comune | |
Località | |
Vallata | |
Collegamenti | |
Quota | 850 mt. |
Epoca | XVIII Sec. |
Data | 1714 |
Stato di conservazione | |
Rilevatore / compilatore |