Mulino di Metti (Bore)

Nell’estimo del 1559 del territorio di Metti sono censiti due mulini: quello del chierico Bartolomeo Ferrari che macinava a quattro ruote e quello basso dei Raffi, lungo il Cenedola, a cui aveva permesso di poter macinare dal feudatario Giulio Sforza Fogliani solo sei capifamiglia, ma già nel 1576 il mulino Ferrari risulta in disuso “perché spezzato dalla lubia”.
L’edificio è a pianta quadrata con muratura in pietra, disposto su due livelli, al primo piano doveva trovarsi l’abitazione data la presenza di un camino mentre al piano terra si svolgevano le attività molitorie. All’interno sono ancora conservati gli antichi ingranaggi lignei, il cui funzionamento era garantito dallo scorrere dell’acqua proveniente dalla vasca di raccolta posta a monte dell’edificio, che cadendo sulle ruote faceva girare la macina, ora spostata all’esterno, ed usciva dall’apertura posta sul lato verso lo spiazzo pianeggiante per reimmettersi nel torrente. Nel Cinquecento il mulino, oggi appartenente alla famiglia Felloni, era proprietà dei «Consortes de’ Muzularia»(1).

(1) Linda Marazzi (a cura di), Bore. Arte, storia e natura, Pro Loco Bore, 1994, pp. 36-38.

Fonti archivistiche:
ASPc, Catasti Farnesiani, Estimo rurale di Metti, b. 150, 1559.
ASPc, Catasti Farnesiani, Estimo rurale di Metti, b. 150, 1576.

 

 

Informazioni aggiuntive

Altre denominazioni

Mulino dei Felloni, Mulino dei Raffi, Mulino degli homines de Mochilara o Muzularia (ASPc, Catasti Farnesiani, Estimo rurale di Metti, B. 150, 1576.

Classe tipologica

Tipologia

S. Tipologia

Località

Vallata

Comune

Coordinate Geografiche

44°42'8.90"N 9°48'11.51"E (44.702472, 9.803197)

Quota

532 mt.

Epoca

Età moderna

Data

XVII° sec. circa

Proprietà

privata

Destinazione d'uso attuale

Abitazione, in via di ristrutturazione

Destinazione d'uso storica

Mulino

Stato di conservazione

Data sopralluogo

24/03/2017

Rilevatore / compilatore