Il sito archeologico delle Rocche di Drusco (Bedonia)

Si tratta di una serie di guglie ofiolitiche che sporgono sopra il bosco sottostante, alcune delle quali sono state spianate sulla cima per ospitare piccole costruzioni, secondo quindi la tipologia del “sito d’altura” posto sulla sommità di roccaforti naturali e che consentiva il controllo sul territorio circostante e sul pascolo degli armenti al fine di prevenire eventuali furti di bestiame.
Il sito archeologico venne individuato dal maestro Giannino Agazzi.
Poi, nel 1978 l’Istituto di Archeologia dell’Università di Parma vi condusse una campagna di scavo in seguito alla quale vennero scoperti importanti reperti oggi conservati presso il Meseo Archeologico del Seminario di Bedonia.
Altri reperti vennero donati al museo da maestro Oppici di Bedonia.
I primi reperti recuperati con lo scavo alla sommità pianeggiante dei massi (forme e decorazioni ceramiche) risalgono all’età del Bronzo (VIX e XII sec. a.C.).
Il sito venne poi abbandonato per molti anni e rioccupato nel IV sec. a.C. (età del Ferro ligure).
Abbandonato nuovamente venne di nuovo occupato nel periodo medievale, probabilmente per soddisfare l’obiettivo del Comune di Piacenza di estendere i propri interessi nella valle del Taro istituendo piccole postazioni militari per il controllo della viabilità diretta ai valichi naturali del Tomarlo e dello Zovallo.
Nella piccola torre costruita su di un masso spianato è stato recuperato un ripostiglio con punte di freccia datato sec. XIV (1)
Le rocche vennero anche utilizzate come rifugio dai partigiani nella 2a guerra mondiale.

Al sito delle Rocche di Drusco si accede percorrendo il sentiero CAI n. 821.

La cima spianata di una delle Rocche di Drusco     (A. Ghiretti, Preistoria in Appennino. Le valli parmensi del Taro e del Ceno, p. 132)

Coordinate geografiche: 44.5459771179, 9.54315318161
Quota:  1.050 mt. s.l.m.

Note e bibliografia:
(1) A. Ghiretti, Preistoria in Appennino. Le valli parmensi di Taro e Ceno,  Parma, 2003, p. 130-134

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