“I monaci eressero un ospizio o ospedale sotto il pericoloso valico dell’Incisa, verso Santa Maria, in un pianoro detto ancor oggi Ospedale; vicino a una freschissima fonte chiamata fontana dei Frati. Di questo ospizio rimangono ancora i ruderi” (1).
Il Capitano Antonio Boccia ricordava come, “nel secolo scorso venne trovata da un pastore una campanella a cariglione custodita ora nella Chiesa di S. Maria del Taro, la quale […] venne giudicata del sec. XIV-XV”; annotava, infine, che la “strada aveva il ciottolato di sassi: che si può vedere ancor oggi, quantunque coperto di terriccio”, e che “l’ospizio dell’Incisa era a sua volta collegato con l’altro ospizio che sorgeva al passo del Monte Tomarlo”.
Il Boccia, da parte sua, riferiva inoltre che “Scendendo placidamente per andare a Grondana, corpo di Santa Maria del Taro, viene dal Pennino un abbondantissimo fonte chiamato la fontana dell’Ospedale. Alla sua destra in poca distanza vi è un prato ove osservansi i fondamenti di un’antico Monastero chiamato l’Ospedale. Distinguonsi anche al dì d’oggi le mura, che formavano la parte dell’elissi del Coro, e fra i rottami si vede qualche pietra piccata tuttora intiera” (2).
Condotto dal maestro Giannino Agazzi di Bedonia, straordinario conoscitore della nostra montagna, ho potuto osservare i resti dell’ospizio; le rovine si raggiungono facilmente dal Passo dell’Incisa scendendo nella ripida faggeta in direzione sud; si trovano in una fitta ma circoscritta macchia di abeti, poco discoste dal rio dell’Ospedale, non lontano dalla sua confluenza nel rio Incisa; tutto attorno la presenza di pietre collocate dalla mano dell’uomo è piuttosto diffusa.
Si legge in Canto di un patrimonio silente.. (p.53) che “I vecchi di Amborzasco lo chiamavano ospe-dalaccio e dicevano che nei suoi pressi vi erano delle catacombe” (3); questo accenno ha assonanza ad un racconto riferito da Giannino Agazzi, che fa cenno ai morti seduti che sarebbero stati rinvenuti in tombe non lontane dall’Ospizio.
[Testo di Corrado Truffelli]
(1) Celso Mori, Storia di S. Maria del Taro, Supplemento del Bollettino Parrocchiale di S. Maria del Taro, (Parma), Chieri, Stabilimento lino-tipografico chierese di G. Martano, 1939; ripubblicato, con aggiunte, in: S. Maria del Taro e il Monte Penna, a cura di F. Ferrari, Parma, Tipografia G. Ferrari & Figli, 1964.
(2) Antonio Boccia, Viaggio ai monti di Parma, Parma, Palatina, 1989
(3)Calcagno, M. Cavana, S. Sbarbaro, Canto di un patrimonio silente – Pietre disposte a suggerir cammino, Rezzoaglio – Santo Stefano d’Aveto, 2003).
L’ospizio era il tezo della serie degli ospitali collocati sulla strada fra il Passo del Bocco ed il Passo del Tomarlo.
Informazioni aggiuntive
Classe tipologica | |
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Tipologia Beni storici | |
Località | |
Vallata | |
Comune | |
Coordinate Geografiche | 44°28'35.94" N . 9°28'55.24" E |
Quota | 1.416 mt. |
Epoca | XI-XIV Sec. |
Destinazione d'uso attuale | Rudere |
Destinazione d'uso storica | Ospizio |
Stato di conservazione | |
Segnalato da | |
Rilevatore / compilatore |