Da Fidenza al Lagastrello tra la Val Parma e la Val dell’Enza
La Via di Linari è una delle numerose direttrici che, parallelamente alla più conosciuta Via Francigena, permettevano ai pellegrini di “tutto il mondo” di raggiungere Roma, la Santa Sede. Nelle diverse epoche, soprattutto durante il Medioevo, compiere questo viaggio significava purificare la propria anima e espiare ogni colpa, mentre lontano imperversavano le guerre sante e la santa inquisizione regolava la vita quotidiana delle genti. Un credo così forte e capillare generava lo spostamento di colonne di fedeli in pellegrinaggio verso le mete più conosciute ieri come oggi della Cristianità. Oltre alla capitale indiscussa Roma, vi erano molte altre località rinomate come Lucca, per la venerazione del Volto Santo.
Ecco che allora nel bel mezzo dell’Appennino Tosco-Emiliano sorgevano di tanto in tanto delle fondazioni religiose, che nel complesso formano oggi una sorta di itinerario, utilizzato in diversi secoli anche per il commercio del sale, che doveva approvigionare le città della Pianura Padana.
La più importante, a detta delle testimonianze rinvenute tra i documenti di Matilde di Canossa e dei suoi vassalli e gli statuti della città di Parma, è certamente l’Abazia di Linari, posta in prossimità del Lagastrello, valico di crinale che oggi separa l’Emilia-Romagna dala Toscana, con le provincie di Parma e Massa Carrara. Seguendo il percorso che si viene a delineare, raggiungere Lucca o il mare Tirreno dalla città di Parma diviene quindi un cammino affascinante che ricalca i transiti di monaci, commercianti e pellegrini tra antiche pievi, castelli e luoghi di culto.
L’antica strata de Ulmazolis et de Linari da Parma punta diritta verso sud, per iniziare la salita ai colli prima e all’Appennino poi, in direzione Lagastrello. Pilastro, come per la Via Longobarda, diviene porta d’accesso alle alture, che prenderà poi in questo caso verso le valli della Parma e dell’Enza, con due diverse possibilità di direttrici parallele, Torrechiara più ad ovest e Traversetolo più ad est. Entrambe portano a Tizzano, punto di partenza per il cuore dell’Appennino. Una volta svalicato e raggiunta l’Abazia, il perscorso si congiunge alla Via Matildica del Volto Santo o alla Francigena per il proseguo del viaggio.
Molti tesori nascosti
Il valore storico e culturale di questa via è testimoniato dai tanti beni minori che affiancano le grandi architetture di cui sopra. Oratori, piccole pievi e maestà di ogni devozione accompagnano il camminatore alla scoperta di luoghi nascosti come segreti agli occhi delle masse, dove imbattersi in elementi curiosi che raccontano storie dimenticate. A Monteriboli ad esempio, un cimelio funerario estrusco; oppure Nola, il paese di carbonai oramai fantasma; l’ex canapificio di Rovinaglia, in Val Trodena, con le sue capanne dal singolare tetto di paglia; o ancora la Pesa delle Anime a Carbonara e le tende tibetane di Strela.
I beni storici minori nei comuni di:
TRAVERSETOLO
Non da ultimo, una volta raggiunto il crinale, dopo aver attraversato la Valle dei Cavalieri, è facile incappare nei cippi di confine posti secondo la Legge di Maria Luigia del 1829 a delimitare gli estremi del Ducato. Intraprendere questa via porta inoltre alla scoperta delle eccellenze naturali e ambientali del nostro Appennino, nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e tutelate in quanto area MAB (Man and Byosphere) dall’UNESCO.
Per tutti questi valori intrinsechi la Via di Linari fa parte ad oggi dei Cammini dell’Emilia-Romagna, vie storiche riconosciute dalla regione e pronte per essere inserite nell’Atlante ufficiale dei Cammini d’Italia. In questo modo, il valore storico, antropologico, culturale e ambientale dei luoghi attraversati si trasforma in valore turistico nella sua accezione migliore di portatore di economia e conoscenza, riempendo di significato il nuovo trend in forte crescita di turismo lento.
Link utili:
Cammini dell’Emilia-Romagna