Ruderi del Castello di Pietra Piana (Bedonia, loc. Carniglia)

Il castello sorge su un pianale a cui deve il nome, a strapiombo su di un’ansa del fiume Taro. Sondaggi, anche superficiali, portano alla luce anche le fondamenta che testimoniano la presenza di un piccolo borgo arroccato alle mura del castello.
Lungo i fianchi del pianoro le campagne di scavi condotte dal prof. Pier Luigi Dall’Aglio hanno portato alla luce i muri di contenimento in pietra squadrata posata a secco, mentre all’estremità occidentale è riconoscibile un piccolo rilievo che si ipotizza potesse ospitare una torre di vedetta. Questa forma: una torre circondata da mura irregolari segue l’esempio di analoghe fortificazioni diffuse in tutta l’area ligure tra il XII e il XIII sec.
Le prime testimonianze dell’edificio si hanno attorno al XI-XII secolo. Certamente nel XIII secolo il fortilizio era uno dei punti di forza della famiglia Luisardi, tanto che, nel 1257, questi si mossero proprio da Petra Plana per la conquista di Borgotaro.
Nel 1283 il forte ed il vicino castello di Montarsiccio furono distrutti da un incendio ma entrambi risorsero più forti di prima. A dimostrazione di ciò si sa che nel 1335 il castrum di Pietra Piana si mantiene fedele alla famiglia Visconti di Milano nella sua lotta contro la Chiesa. Sempre da Milano, Francesco Sforza, rende nel 1454 a Manfredo Landi tutti i possedimenti che furono del padre fino alla sua morte avvenuta nel 1429, riannettendo il territorio allo Stato Landi.
Dopodiché la fortezza probabilmente decadde: il luogo non viene nemmeno citato nella Descrizione dei possedimenti dello Stato Landi compilata da Carlo Natale nel 1617. Nel 1635 risulta “desolato e distrutto”.
Nel catasto del 1823, sulle reliquie del castello vi è registrato un edificio, descritto col toponimo “casa di Pietra Piana”.

di Corrado Truffelli:

“Nel suo scritto “Per la storia di Bedonia” (1924), G. Micheli fa risalire la famiglia dei Lusardi al Luxiardo figlio di Plato de Platis e ricorda il “famoso atto divisionale” del 5 ottobre 1022 contenente l’assegnazione al capostipite dei Lusardi del “fortalitium Arsutii et omnibus terris, pactis et juribus (…) quae sunt ultra Tarum et Goteram citra Tarium ultra Valaculam usque ad terminum Genuae”, e quindi anche di Petraplana, che sorge presso Carniglia a strapiombo sul Taro.
Oggi sappiamo che il “famoso atto divisionale” è un falso; ciò non toglie che, specie nel XIII secolo, il fortilizio di Pietra Piana, uno dei punti di forza dei Lusardi, potenti alleati di Ubertino Landi, abbia avuto una notevole importanza.
Ciò non impedì che, nel 1283, fosse incendiato e distrutto insieme al vicino castello di Montarsiccio; entrambi, comunque, risorsero “più forti di prima”.
Guglielmo Capacchi osserva che il “castello era certamente ancora saldo nel 1335”; il 23 dicembre 1454, Francesco Sforza restituì a Manfredo, figlio del fu Manfredo di Lando, tutti i beni terrieri posseduti fino alla morte, avvenuta nel 1429, del fu Manfredo, fra essi sono indicati Montearsicio e Petraplana (perg. nn.2412 – 2415).
Dopo il 1450, il castello dovette decadere, tanto che, nel 1617, non è neppure citato fra le più di 140 località descritte nella carta geografica contenuta nel libro di Carlo Natale (e il Capacchi precisa che era “desolato e distrutto” nel 1635).
Il Boccia, scrivendo nel 1804, riferisce che “sulla sponda sinistra del Taro rimpetto ai mulini di Carniglia vi sono molte reliquie di un forte e antico Castello di un luogo chiamato Pietrapiana, e d’intorno ad esso per molta distanza scopronsi non pochi fondamenti di case.
Si dice che in queste nei tempi andati vi fosse una fabbrica di velluti, nella quale vi erano tredici tellaj”.
Nel catasto del 1823, nel luogo in cui sorgeva il Castello, è indicato un piccolo edificio con la dicitura “Casa di Pietra Piana”.
Nel 2004, per la cortesia del prof. Pier Luigi Dall’Aglio è stato possibile effettuare una campagna di rilievo dei ruderi, di cui si riportano alcuni risultati.
Attualmente la vegetazione penetrabile soltanto con grande difficoltà, rende quasi impossibile la lettura delle tracce sul terreno “

 

Antonio BOCCIA, Viaggio ai monti di Parma (1804), Parma, Artegrafica Silva, 1970;
Guglielmo CAPACCHI, Castelli della montagna parmigiana, Parma, Artegrafica Silva, 1976;
Ferruccio FERRARI, Il castello di Pietrapiana, in: Gazzetta di Parma del 15 febbraio 1982;
Giuseppe MICHELI, Per la storia di Bedonia, Parma, Unione Tip. Parmense, 1924;
Carlo NATALE, Libro della descritione in rame de i Stati et feudi imperiali di don Federico Landi, ecc., ristampa a cura di Compiano Arte e Storia, 1977;

 

 

Informazioni aggiuntive

Altre denominazioni

Castello di Parpiana o di Carnigilia

Classe tipologica

Tipologia

Comune

Località

Vallata

Quota

631 mt.

Epoca

XI-XII Sec.

Stato di conservazione

Destinazione d'uso attuale

Rudere

Destinazione d'uso storica

Castello

Segnalato da

Rilevatore / compilatore

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