Cappelletta della Consolata (Tornolo, loc. Casale)

Piccola chiesa costruita a metà dell’Ottocento a cura delle famiglie delle ‘ville’ dei Truffelli e dei Mantegari. Per la erezione, a metà Ottocento, della piccola chiesa che sorge a Casale Val Taro (Tornolo), tra la ‘villa’ Truffelli e la ‘villa’ Mantegari, dedicata alla Madonna della Consolata ebbe sicuramente un ruolo importante don Giovanni Battista Truffelli, un sacerdote oriundo del luogo.
Questi, «fu prima maestro assai applaudito in Bardi, poi collo stesso impiego passò a Borgotaro, dove divenne ispettore e capo dell’Istruzione pubblica nella valle del Taro» (1).
Come risulta dalle carte dell’archivio parrocchiale (attualmente conservate presso il Seminario di Bedonia), don Giovanni Battista Truffelli si diede da fare perché nella ‘cappelletta’ fosse collocata una piccola statua della Madonna, in marmo di Carrara, copia della miracolosa immagine della Consolata di Torino.
Da un foglio in data 22 maggio 1848 si apprende che la statua, era costata 51 lire nuove, più altre 20 per trasporto e dazi (per avere un’idea della cifra, si può tener presente che, in un appunto del 1842, il prezzo di acquisto di un majaletto è indicato in Lire nuove 48).
La ‘cappelletta’ fu inaugurata il 20 giugno (data in cui si celebra la Consolata a Torino e, di conseguenza, a Casale) 1851, con un lungo discorso di don Giovanni Battista.
Partiva «dall’albeggiar del secolo quinto» per tracciare la storia della venerata immagine e sottolineare che «la Consolata di Casale (se pur lice le piccole cose uguagliare alle grandi) potrà da lungi emulare non già nella magnificenza, ma nella divozione la Consolata di Torino. Vi esporrò dunque i prodigi, da cui incominciò la divozione alla gran Vergine che Consola…».
Può apparire singolare la scelta di intitolare la ‘cappelletta’ alla Consolata, una devozione che ha il suo centro a Torino, luogo che non mi risulta essere stato particolarmente familiare ai Casalesi.
A meno che don Giovanni Battista non fosse partecipe di quel movimento filo-piemontese che era ben presente nel Collegio Alberoni di Piacenza, di cui era stato allievo, e che, attraverso i preti provenienti da quel Collegio, insediati in quegli anni come docenti nel neonato Seminario di Bedonia, aveva portato, proprio nel 1848, le parrocchie delle valli del Taro e del Ceno ad aderire, con Piacenza, allo Stato Sabaudo (2).
Chissà che non sia stato in tale contesto che don Giovanni Battista abbia maturato l’idea della dedica; disse nel discorso inaugurale: «la Sacra Immagine da voi col titolo di Consolatrice invocata, venne effigiata sul modello di Maria Consolatrice venerata nel Santuario di Torino: di quel Santuario vo’ dire arricchito di tesori dei Sovrani, privilegiato d’indulgenze dai Pontefici, coronato dai doni dei divoti in riconoscenza degli ottenuti favori»: re e papi insieme…

 

(1) Giovanni Pongini, Storia di Bardi e della Valceno, 1873, ristampa: Parma, Artegrafica Silva, 1974).
(2) Perazzoli mons. Bruno, Il Seminario di Bedonia: dalle origini alla espulsione dei Missionari Vincenziani (1846-1850), «Archivio storico per le province parmensi», Serie IV, XXXVII (1985), pp. 421-475).

Street view

Informazioni aggiuntive

Classe tipologica

Tipologia Beni storici

Località

Vallata

Comune

Coordinate Geografiche

44°27'10.3"N 9°34'32.4"E; 44.452857, 9.575662

Quota

775 mt.

Epoca

XIX Sec.

Proprietà

ecclesiastica

Destinazione d'uso attuale

Cappella

Destinazione d'uso storica

Cappella

Stato di conservazione

Segnalato da

,

Rilevatore / compilatore