Per una leggenda su un episodio avvenuto durante l’infanzia, Ambrogio è accompagnato spesso da api. In abiti Vescovili tiene in mano il pastorale oppure una penna d’oca.
Il Santo viene spesso rappresentato con il Bambino in braccio (simbolo di una apparizione avuta dal Santo), un libro in mano o un mazzo di gigli. Più raramente è raffigurato mentre con il Bambino, porge un pezzo di pane.
Santo protettore dei nativi americani, dei poveri, delle donne incinte, degli oppressi, dei viaggiatori, degli affamati, dei fidanzati, degli animali, dei pescatori, degli oggetti smarriti, dei marinai, dei cavalli, del matrimonio e della sterilità.
Nasce nel 1060 a Firenze dalla nobile famiglia degli Uberti, e già da giovane si avvicina alla vita religiosa prendendo posto nell’Ordine Vallombrosiano presso il monastero di S. Salvi a Firenze.
Diviene abate nel monastero fiorentino e poco dopo anche di tutta la congregazione di Vallombrosa. Viene investito da Urbano II come Cardinale e Vicario Pontificio in Emilia e Lombardia dove opera azioni pacificatrici durante gli anni in cui la potenza della Chiesa vacillava per la presenza di un Papa e un Antipapa. Opera in maniera itinerante tra le due regioni e in particolare nei domini della contessa Matilde di Canossa, presso la quale diventa legato pontificio.
Trova ostacoli alla sua opera solo nella cattedrale di Parma (luogo che diede i natali all’Antipapa Clemente III che pontificò dal 1080 al 1100) dove, durante la celebrazione della festa dell’Assunta nel 1104, in seguito ad aspre critiche all’imperatore viene arrestato e liberato per mano della duchessa Matilde.
Due anni dopo tuttavia gli spiriti dei parmensi cambiano e richiedono al Papa di avere come vescovo Bernardo, il quale detiene tale titolo fino alla sua morte avvenuta nel 1133. La sua canonizzazione si ha solo sei anni dopo la sua morte e il suo culto si festeggia il 4 dicembre.
S. Biagio
Viene rappresentato con il suo abito da Vescovo e il pastorale. Tiene in mano una o più candele o un pettine da lana.
Secondo i racconti salvò un bambino da una lisca conficcata in gola, è il protettore delle malattie della gola.
Viene rappresentato nei suoi abiti cardinalizi e con un cappio al collo. Alla sua figura viene accostato il motto “Humilitas”
Raffigurato come protettore contro le epidemie, specialmente durante l’epidemia di peste del XVII-XVIII sec.
S. Eurosia (o Verosia)
L’emblema caratteristico di questa Santa è il ramo di palma. Certe volte regge una scure, strumento del suo martirio.
I racconti testimoniano che una forte tempesta si scatenò nel momento del suo martirio: è perciò invocata a proteggere contro le tempeste, le grandinate e i fulmini e per i frutti della terra.
S. Fermo spesso venerato insieme a San Rustico. Il suo simbolo è la foglia di palma. Rappresentato nei luoghi montani in quanto leggenda narra che visse in eremitaggio e sopravvisse fino ad età avanzata grazie alle cure fornite da un’orsa.
S. Filomena L’effige della Santa è corredata dei tradizionali attributi identificativi, ispirati ai simboli dell’iscrizione dipinta sulle tegole di terracotta che ne ricoprivano i resti mortali: la palma, l’ancora spezzata (allusiva al tentativo di annegamento) e la corona di fiori. Il culto della Santa ebbe ampia diffusione in Europa e oltre oceano a seguito di eventi miracolosi determinatisi nei primi decenni del XIX sec., e che larga eco suscitarono portando in breve tempo alla fondazione di congregazioni laicali, associazioni, istituti femminili di educazione, chiese e oratori. Tuttavia, già a partire dal 1837 il culto della “nuova” santa cominciò a suscitare perplessità e dubbi, tanto da portare alla fine del secolo ad un riesame critico dell’intera questione, a seguito del quale la Sacra Congregazione dei Riti determinò di togliere dal calendario liturgico il nome di Filomena, nonostante i miracoli avvenuti e la devozione ampiamente riscossa. (Anna Mavilla, Le Maestà dell’alta Val Parma e Cedra, Ravenna, Longo, 1996, p. 170, n. 4.6)
S. Francesco Solano Montilla, Andalusia, marzo 1549 – Lima, Perù, 14 luglio 1610
Entrato nell’Ordine dei Frati Minori e divenuto sacerdote, si dedicò con grande frutto alla predicazione. Animato da zelo apostolico, andò missionario tra gli indigeni dell’America meridionale. Svolse il suo fecondo apostolato specialmente a Lima, nel Perù, e a Tucuman, in Argentina. Attirava gli Indios alla fede soprattutto con la sua carità evangelica e con l’esempio della sua vita. Prese le loro difese contro l’oppressione dei conquistatori. Morì estenuato dalle fatiche e dalle penitenze. Etimologia: Francesco = libero, dall’antico tedesco
Martirologio Romano: A Lima in Perù, san Francesco Solano, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che per la salvezza delle anime percorse in lungo e in largo le regioni dell’America Meridionale e si adoperò con la predicazione e la testimonianza per insegnare ai popoli indigeni e agli stessi coloni spagnoli la novità della vita cristiana.
Spesso scolpito insieme alla Vergine e al Bambino nelle Sacre Famiglie. I suoi attributi sono gli attrezzi legati al mestiere di falegname, la squadra oppure è rappresentato con un bastone o con un giglio.
Il Santo, rappresentante e protettore dei padri di famiglia, è invocato anche a protezione dei carpentieri, dei falegnami e dei moribondi.
S. Giustina
AGIOGRAFIA: Giustina è vissuta tra la fine del III e gli inizi del IV secolo. Nacque da una distinta famiglia padovana durante il periodo delle persecuzioni cristiane di Diocleziano. A causa del suo rifiuto verso la religione pagana il 7 ottobre del 304 fu fermata dai soldati dell’imperatore Diocleziano e condannata a morte. L’esecuzione avvenne tradizionalmente ai piedi del Pontecorvo. Fu sepolta nei pressi del teatro romano Zairo. Ora il suo corpo si trova sotto la mensa dell’altar maggiore nella grandiosa Basilica di Santa Giustina a Padova. CULTO: Sulla tomba di Giustina fu fondato già nel VI secolo dal prefetto del pretorioVenanzio Opilione un primo santuario, che fu poi ingrandito e dal XV secolo divenne un importante centro monastico. I Benedettini fondarono la Congregazione di Santa Giustina nel XV secolo[1]. Soppresso da Napoleone Bonaparte nel 1810, il monastero è stato riaperto nel 1919 ed ospita al suo interno la Biblioteca statale del monumento nazionale di Santa Giustina. La diffusione del suo culto fu molto precoce ed è attestato a Rimini in un’iscrizione del VI – VII secolo e a Como nell’oratorio che il vescovo Agrippino le dedicò nel 617[2]. Il culto per la santa assunse un valore particolare alla fine del Cinquecento perché nel giorno della sua festa, il 7 ottobre 1571, la flotta della Lega Santa sconfisse nella battaglia di Lepanto quella turca e riuscì così a frenare l’avanzata dell’Impero ottomano nel Mediterraneo.
Il Santo, coevo a Gesù ed autore del suo Battesimo è tra i Santi più importanti e raffigurati dai pittori nel corso dei secoli.
Viene rappresentato in varie fasi della sua vita: lo si può trovare come bambino in compagnia di Gesù, la Madonna e un agnellino. Come adulto veste un abito di pelli di cammello e un manto rosso, simbolo del suo martirio e regge un lungo bastone sormontato da una croce recante la scritta “Ecce Agnus Dei”. Spesso viene raffigurato mentre battezza Gesù nelle acque del fiume Giordano; ancora può essere rappresentato il suo cruento martirio: con la sua testa presentata su un vassoio ad Erode e Salomé.
S. Giovanni Nepomuceno
Il Santo fu un presbitero Boemo. I suoi attributi sono il crocefisso, l’abito talare e l’aureola con cinque stelle. Tiene spesso in mano un ramo di palma.
Santo protettore contro gli annegamenti è spesso collegato alle acque. Viene perciò innalzato in corrispondenza di ponti, per assicurarsi una favorevole portata di aqcua: che sia nè troppa, nè troppo poca.
è il Santo patrono della città di Parma e per questo raffigurato in tutta la provincia. Si narra che il Vescovo, originario di Poitiers fosse di passaggio a Parma diretto a Roma, un ciabattino vedendogli le scarpe consumate gliene donò delle nuove. Il miracolo avvenne nel momento in cui il vecchio paio si trasformò in un paio di scarpe d’oro.
Per alcuni legata al culto antico di Lucina il Nume della vista. A seguito del Concilio di Trento, nel clima della controriforma, si mette in dubbio la legittimità della rappresentazione degli strumenti del suo martirio (soprattutto nel “De Pictura Sacra” di Borromeo).
La santa è tuttavia raffigurata spesso con i suoi occhi posti su un piatto o come foglie di un giglio. Lucia, nelle immagini devozionali tiene in mano una lanterna, una foglia di palma o il libro del Vangelo.
Invocata per proteggere dalle malattie della vista e le persone non vedenti.
S. Lazzaro
Morto per malattia e risuscitato per miracolo di Gesù. Viene rappresentato nel momento in cui gli viene ridata la vita o con simboli della sua morte: la bara o il vascello di treghetto delle anime.
Il culto di questo Santo è particolarmente caro al territorio parmense.
Nato in Spagna, fu arcidiacono di Sisto II. Morì a Roma nel 258 dopo essere stato martirizzato sulla graticola ardente e successivamente decapitato. Viene raffigurato come un giovane diacono vestito con la dalmatica.
Il suo attributo più comune è la graticola ma può essere rappresentato anche con un vessillo, un calice, un turibolo o una catena.
Molto rappresentato anche nella produzione pittorica, San Michele è raffigurato mentre con una spada uccide il drago o o mentre posa vittorioso il piede sul capo morto della bestia.
Pesatore delle anime nel Giorno del Giudizio è raffigurato anche con una bilancia a due braccia in mano.
Essendo Arcangelo combattente la sua iconografia prevede un paio di ali cangianti e un armatura di stampo romano.
Oltre ad essere il santo protettore del corpo della polizia, l’Arcangelo, è anche invocato per proteggere i malati terminali e i moribondi affinché la morte sia priva di sofferenza o nella speranza di un miracolo.
San Nicola nacque intorno al 270 d.C. Fu vescovo di Mira, città dell’Impero Bizantino che si trova nell’attuale Turchia e subì imprigionamento ed esilio durante la persecuzione di Diocleziano. Le ossa di San Nicola vennero traslata da Myra e Bari nel 1084, evento ricordato ogni anno nella città del mezzogiorno con una processione.
San Nicola è ritenuto un Santo protettore, specialmente dei bambini. L’episodio più conosciuto sulla sua vita riguarda la notte in cui, per salvare dalla prostituzione le tre figlie di un nobile caduto in miseria, gettò tre sfere d’oro nella camera delle fanciulle. Altro episodio vede il Vescovo Nicola che resuscita tre bambini che un macellaio aveva ucciso e messo sotto sale per venderne la carne.
San Nicola viene solitamente rappresentato in abiti vescovili, mentre regge un libro e tre sfere d’oro che alludono alla sua leggenda più famosa.
Il Santo è da considerarsi una delle colonne fondanti della Chiesa cattolica, nonché il primo Papa. Di origini ebraiche cambia il nome da Simone a Pietro. Si tratta, insieme a San Paolo di uno dei Santi più importanti e venerati in Italia
Gli attributi più universalmente riconoscibili di San Pietro sono le grosse chiavi tenute in mano o legate alla cintura. Il santo è riconoscibile anche per gli abiti: la toga apostolare e i capelli, spesso ricci, portati con la tonsura sacerdotale. A volte è rappresentato insieme alla croce rovesciata, simbolo del suo martirio.
Raffigurato con l’abito da pellegrino, la conchiglia, il bastone da pellegrinaggio cui è appesa una borraccia ricavata da una zucca. Può essere rappresentato con un cappello a falde larghe e/o in compagnia di un cane o di un appestato nell’atto della guarigione. In certe raffigurazioni appare mentre mostra una piaga sulla gamba.
Il Santo pellegrino viene invocato come protettore dalle malattie contagiose, contro le catastrofi che colpiscono il raccolto e contro le epidemie del bestiame.
Beato Fra Ruffino da Bosco di Corniglio (1595-1682) Domenico Giacomi nacque a Bosco di Corniglio nel 1595 e, dopo un’intera esistenza vissuta nella “pratica delle più umili virtù” come “minor osservante in Toscana”, si spense nel 1682 in concetto di santità a Firenze, nel convento di Ognissanti, ove – presso la Cappella del Santo Nome di Gesù – vennero collocate le sue venerabili spoglie, poi traslate nell’otarorio di San Giacomo a Bosco di Corniglio. divenuto terziario francescano visse in vari conventi della Toscana. A Firenze Fra Ruffino è ricordato nella chiesa del convento di Ognissanti con una “disadorna lapide di pietra”, nei luoghi della sua infanzia e della sua gioventù è raffigurato in alcuni pregevoli bassorilievi di marmo realizzati e collocati nel XVIII secolo. Altre due maestà sono dedicate all’umile fraticello presso la chiesa di Bosco e presso le Case Giacomi.
S. Teresa d’Avila (1515-1582)
La Santa visse tra il 1515 e il 1582, figlia di una famiglia di stirpe Ebrea fuggì a 20 anni per rifugiarsi in un convento Carmelitano. Fu una figura chiave durante la riforma Cattolica (o “Controriforma”) in quanto si dedicò agli studi ed alla scrittura oltre che alla fondazione dell’ordine religioso dei Frati e Monache Carmelitane Scalze. Ricevette l’illuminazione secondo la quale lo spirito umano dovesse passare per quattro stati ascendenti verso uno stato di Estasi. Durante il sonno vide un angelo che le trafisse il petto con un dardo infuocato, provocandole un’ estasi Sacra, questo episodio fu immortalato da Gian Lorenzo Bernini a metà del XVII Sec. lenna scultura conservata nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma.
La Santa è rappresentata con vari attributi iconografici primo fra i quali vi è l’abito da monaca, certe volte tiene in mano un libro o è seduta ad uno scrittoio a leggere o scrivere, a volte è rappresentata con in mano un Giglio. Più raramente viene rappresentata nel momento della sua Transverberazione o Estasi.
Alcuni eventi della vita di Maria, spesso rappresentati nelle Maestà:
Già presente nelle rappresentazioni sei-settecento, trova un forte impulso nell’ottocento, a seguito della proclamazione del dogma, secondo il quale la Vergine fosse libera dal peccato originale sin dal momento del suo concepimento, avvenuta nel 1854 ad opera del Papa Pio IX.
L’iconografia è strettamente legata alla sua vittoria contro il male, viene infatti rappresentata con un serpente o un diavolo sotto ai suoi piedi, circondata da cherubini che la innalzano su di una nube. La sua testa è cinta da un’aureola con dodici stelle.
Episodio che trova maggiori attestazioni nelle maestà. La Vergine è raffigurata mentre riceve la notizia dall’arcangelo Gabriele mentre le offre un giglio (simbolo della sua purezza).L’immagine è ampiamente rappresentata a partire dal medioevo.
Ricorrente nelle maestà è la rappresentazione del Compianto sul Cristo morto. La Madonna regge tra le sue braccia il corpo ormai esanime del Figlio piangendone la morte. A volte la rappresentazione di Maria è quella della Madonna Addolorata, ovvero col petto trafitto da spade. La presenza di questa particolare rappresentazione riporta spesso ad una situazione analoga: questo tipo di maestà veniva infatti spesso commissionata per compiangere la dipartita prematura di un figlio.
L’iconografia legata all’Assunzione di Maria risale alla scultura gotica del XIII secolo. iL dogma sancisce che, al momento della morte la Madre di Dio venne innalzata al Cielo non sono con l’anima ma anche con il corpo. Pertanto viene rappresentata in piedi o in trono mentre un coro di angeli la innalzano, spesso la sua figura occupa il registro superiore della tavola, mentre in basso, sulla terra i Santi, presenti al momento dell’Assunzione seduti o in piedi attorno al sepolcro ormai vuoto.
Sostituisce la più antica rappresentazione della Dormitio Virgis.
La rappresentazione di Maria in Gloria si allinea perfettamente all’immagine che la Chiesa voleva dare di sé in seguito alla controriforma.
Titoli con cui la Vergine è stata invocata nel corso dei secoli e le relative iconografie:
Raffigurazione della Vergine di retaggio medievale. Essa è rappresentata nell’atto simbolico di allargare il manto per accogliere sotto la sua protezione i fedeli in preghiera.
Tra le più importanti raffigurazioni di Maria, prende piede in particolar modo dopo il concilio di Trento. La Vergine è rappresentata con la tipica veste e il velo, mentre tiene tra le mani i grani di un Rosario e lo offre ai Santi della Sacra conversazione, riprendendo le più vecchie rappresentazioni dove Essa fa dono della sua miracolosa cintura. Spesso con l’altro braccio regge il Bambino.
L’origine di questa iconografia si fa risalire ad un’apparizione a San Domenico avvenuta nel 1208.
Madonna del latte
Iconografia di antichissima memoria (questa rappresentazione, infatti, è in molto simile a quelle della dea dell’ antico Egitto Iside, intenta ad allattare il figlio Horus).
La Vergine viene rappresentata mentre porge il seno al Bambino in un atto intimamente materno. Maria è rappresentata con Madre di tutte le madri, alle quali è cara questa devozione.
Si tratta di una delle più antiche e amate rappresentazioni mariane, forse risalente ai tempi dei Profeti. La Madonna del Carmine è sempre rappresentata con in braccio il Bambino mentre dona lo scapolare del Carmine ai Santi (spesso San Simone Stock, un priore dell’ordine dei Carmelitani).
Rappresentata con il petto trafitto dalle sette spade (anche se certe volte si possono trovare in numero inferiore: cinque o una sola) simboleggianti i sette dolori che Maria affrontò nella sua vita. Il culto si diffonde nel Nord Italia inizialmente per opera dell’ordine dei Servi di Maria. I) Profezia dell’anziano Simeone sul Bambino Gesù. Nel Vangelo secondo Luca il vecchio Simeone preannuncia a Maria le difficoltà che dovrà incontrare e superare. II) La fuga in Egitto della Sacra famiglia.Maria Addolorata. Statua conservata a Zeitun, Malta. III) La perdita del Bambin Gesù nel Tempio IV) L’incontro di Maria e Gesù lungo la Via Crucis V) Maria ai piedi della croce dove Gesù è crocifisso VI) Maria accoglie nelle sue braccia Gesù morto VII) Maria vede seppellire Gesù
Frequenti immagini mariane riconducibili a devozioni dell’area parmense:
Madonna dell’aiuto
La Vergine a mezzo busto stringe a sé il Bambino il quale cingendo la madre in un abbraccio ha il volto rivolto verso l’osservatore. Riproduzione di un’immagine miracolosa desunta da un affresco nella chiesa di San Cristoforo a Parma, attualmente collocata nella chiesa di San Quintino a Parma.
Divina Pastora
Replica di un rilievo in terracotta venerato nella chiesa di San Pietro d’Alcantara dei Frati Minori Riformati a Parma.
Maria è rappresentata come una pastora, con il bastone pastorale e, spesso mentre accarezza o fa accarezzare al Bambino un agnello, simbolo del suo futuro sacrificio. Il culto, nato in Spagna, si diffuse per opera dei francescani nelle terre parmensi.
Madonna del Suffragio
La Vergine è invocata come protettrice e liberatrice delle anime purganti. Chiesa di Santa Maria, Parma.
Iconografie mariane relative alla devozione nell’area Apuana, luogo di provenienza dei marmi lavorati:
Raffigurante la vergine assisa in trono con il Bambino nudo che, ritto sul suo grembo, viene cinto dalle sue braccia. Immagine desunta da un affresco nell’omonima chiesa di Carrara
Madonna di Massa o Madonna dell’Edera
Deriva da un’immagine ritrovata miracolosamente su di un muro ricoperto di edera e venerata a partire dal 1685 in località la Polletta presso il borgo apuano.
Madonna dei Quercioli
Vergine emergente a mezzo busto da una nube con in braccio il Bambino, venerata da Sant’Antonio da Padova. Il culto è molto caro alla città di Massa Carrara ove il Santuario dei Quercioli custodisce l’affresco con tale raffigurazione venerato come miracoloso dai credenti.
Le rappresentazioni riprendono un dipinto del XIV secolo riconducibile a Iacopo di Michele custodito e venerato nel Santuario posto nel quartiere di Montenero, a Livorno.
Culto originario della città di Loreto ove si custodiscono i muri dell’abitazione di Nazaret della Vergine, trasportati per miracolo dove sarebbe poi sorta la città di Loreto.
La raffigurazione si ricollega alla statua conservata nel Santuario. Maria e il Bambino, rappresentati come imperatori con preziosi abiti e corona sono contraddistinti da un tono di pelle particolarmente scuro ,forse dovuto al fumo delle candele agente sul legno, forse dovuto al legno stesso di cui è fatta la statua o forse testimonianza di un particolare Credo.
Madonna di Provenzano
Il busto di terracotta raffigurante la Vergine è oggetto di venerazione a Siena dove, in suo onore, si corre il Palio del 2 luglio.
Madonna Liberatrice di Viterbo
Si riconduce ad una raffigurazione della Vergine assitta con il Bambino in piedi sulle sue ginocchia e in con in mano un uccellino, realizzata nel 1319 da un maestro giottesco nella chiesa agostiniana situata appena fuori dalla città di Viterbo.
La Madonna, ritratta nell’affresco operatore di miracoli dal 1320 quando si dice che liberò la città da diavoli, assunse la funzione di protettrice civica della città di Viterbo.
Immagini riconducibili ai santuari meta di pellegrinaggi:
Immagine che rappresenta la Vergine, avvolta in un sobrio velo panneggiato è seduta su una roccia alla destra dell’immagine e tiene le mani giunte in preghiera in direzione del Bambino il quale, a differenza della gran parte delle rappresentazioni, non è posto sul grembo della Vergine, ma è seduto su un giaciglio di stoffe posate su un’altra roccia.
L’immagine Sacra fu realizzata nel 1569 da Lelio Orsi, architetto e pittore del manierismo reggiano per sostituirne una più antica collocata sul muro di cinta degli orti dell’ordine dei Servi di Maria. Si hanno testimonianze del primo miracolo avvenuto in presenza dell’immagine nel 1596, quando un ragazzo, muto dalla nascita acquisì il dono della parola. In seguito si moltiplicarono i miracoli e di conseguenza la venerazione e le riproduzioni dell’immagine che può essere ritrovata in molte maestà marmoree, ceramiche e stampe disseminate per tutto il territorio italiano settentrionale. Una delle più note riproduzioni dell’immagine è quella realizzata nel 1618 dal Guercino, pittore bolognese del XVII Sec.
Madonna di Caravaggio
Altre rappresentazioni sacre:
Sacra Famiglia
Rappresentazione di Gesù Bambino con Maria e San Giuseppe
Narrazione iconografica del passo del Nuovo Testamento che vede la Sacra Famiglia fuggire in Egitto con Gesù ancora in fasce in occasione della “Strage degli innocenti” voluta da re Erode. La Famiglia è rappresentata spesso con Maria e il Bambino a cavallo di un asino condotto da San Giuseppe, o in un momento di pausa.
Si dice di tutte le raffigurazioni che interessano la Vergine (spesso in trono o in posizione elevata) circondata da vari Santi.
Deposizione di Cristo
Raramente rappresentato nelle Maestà è tuttavia un episodio facilmente riscontrabile nelle varie raffigurazioni sacre. Illustra il momento in cui Cristo viene deposto dalla croce per mano dell’apostolo Giuseppe d’Arimatea, in presenza di un’addolorata Maria confortata da Maddalena e San Giovanni.
Le caratteristiche iconografiche del Volto Santo di Lucca sono così particolari che, quando esso è stato riprodotto in pittura o scultura, gli artisti non hanno potuto ometterle: così come per agli attributi dei santi (ad esempio, le chiavi per san Pietro), esse hanno la funzione di rendere immediatamente riconoscibile il soggetto.
In particolare, oltre alle peculiarità del Cristo già tratteggiate (lunga veste manicata, tipologia “a quattro croci”), non mancano praticamente mai: il grande arco di cerchio a mo’ di nimbo (quasi una circonferenza), che circonda e sottolinea la figura di Gesù; il calice sotto il piede destro, a ricordo del miracolo più celebre, cui sovente si affianca la figura del musicante protagonista dell’evento;
Il motivo del calice viene anche interpretato come il contenitore chiamato a raccogliere il sangue che sgorga dal costato del Cristo, simbolo della generazione spirituale della Chiesa
A completamento della composizione talvolta sono raffigurati due angioletti, che possono trovarsi dentro o fuori dal nimbo. La testa è sempre coronata. La tunica può essere semplice ma anche mostrarsi con i paludamenti preziosi che la rivestono a settembre di ogni anno, durante la festa della Santa Croce.